martedì 13 maggio 2008

"OPERAZIONE ROSTOCK"

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In anteprima la prefazione e l'introduzione del libro




Agli Eroi
Adnan, Alberto, Claudio,
Italo, Sharif, Suren,
nel perenne riconoscente ricordo dei deboli,
pietre miliari per un’equa giustizia,
avversati da un’egoistica ed inetta classe politica.

Nino Gervasio



IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE

“In nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso”[1]

Con “Operazione Rostock” Nino Gervasio, fondatore e primo presidente dell’Associazione, racconta col contagocce soltanto quello che si è consentito di dire e non quello che gli è permesso e che non ha scritto! Altrettanto fece con “L’Ultimo Italiano”, edizione 2003, che suscitò artificiose polemiche di prezzolati denigratori. Come di consueto lascia il lettore nel dubbio da renderlo anche incredulo, dubbio ed incredulità non per quelli che lo conoscono, beneficiati ed avversari sparsi un po’ ovunque nel mondo.
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Da oltre quarant’anni Nino Gervasio, nonostante dedichi la sua vita a ideali non comuni, abitualmente temi di discussione quasi sempre avversati oppure sottoposti a critica dissacrante, che vive una realtà del tutto differente alla normale vita quotidiana, sfidando talvolta anche l’immaginario, volti a garantire quella libertà da tanti inconsciamente acquisita, grazie al sacrificio di molti anonimi perché tali resteranno, i quali hanno sacrificato pure la loro vita, riceve in cambio dalla società, in parte ipocrita e materialista, e da politici corrotti, soltanto amarezze che sopporta con abnegazione e innato spirito altruistico. Peccato che la gratitudine non faccia parte del vocabolario di quest’ultimi!
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Nino Gervasio, con la mia nomina a presidente dell’Associazione, mi affidava, tuttavia, col pieno consenso della sua famiglia, tutto il suo quarantennale bagaglio storico che, come da suo espresso desiderio, sarà divulgato solo dopo l’incontro con l’Onnipotente, il più tardi possibile. Essere custode di una documentazione così ricca e scottante è, comunque, come dormire su una polveriera con la miccia accesa! L’importante cartaceo, tutto originale, che mi pone nella forzata condizione di non reagire e di tacere, chiarisce i tanti misteri di un mondo sotterraneo, intrigante, misterioso, per certi versi anche affascinante, e Gervasio ne ha fatto parte, che di proposito vengono catalogati come “Segreti di Stato”, di cui i comuni mortali non ne avranno mai l’accesso. Potrei ritenere anche irrilevante citare il numero delle medaglie ed altre decorazioni date a Gervasio al valor militare e civile, e considerare pure di aspetto secondario i tanti rapporti epistolari con uomini importanti, tra l’altro molti capi di Stato, nonché filmati originali di certe “operazioni” in nome o/e per conto dello Stato di Tizio o di Caio, oppure registrazioni di intercettazioni telefoniche di esponenti italiani e stranieri, molti viventi, del mondo finanziario, politico, religioso, militare con consequenziali confessioni spontanee e/o estorte riguardanti destabilizzazioni economiche, attentati a politici, colpi di Stato programmati, guerriglia urbana, sventati in parte all’ultimo minuto anche dagli uomini dell’Associazione, di cui mi onoro di farne parte,

ma è quello che oggi non posso dire che mi fa paura!

E’ la Storia che non apprenderemo mai dai libri di scuola, ma è quella tramandata da uomini di differenti etnie, testimoni oculari di tante vicende, che combatterono al fianco di Nino Gervasio e dei suoi fratelli Alberto, Claudio, Heinz, Sharif, Suren, mio padre Adnan e altri Eroi, per riconquistarsi la Libertà negata dall’oppressore di turno. Sono Eroi che ebbi il piacere di conoscere già dalla mia piccola età chiamandoli “zii” e Nino, lo “zio” prediletto, è quello che mi ha insegnato ad amare il prossimo, a prescindere dalla nazionalità e dal colore della pelle, e rispettare le idee e la cultura degli altri per difendere ed apprezzare anche la mia. Zio Nino, che fra l’altro è una persona schiva, discreta, generosa, sentimentale, che si commuove per le disgrazie e sofferenze altrui, spesso taciturno, che a volte si rende antipatico alla gente mostrando un comportamento direi aggressivo e che non gli appartiene, ma che usa come un’arma da difesa per proteggere dai tanti curiosi e miscredenti i molti altri segreti, a me sconosciuti, che porterà in ogni caso con sé nella tomba, è l’Uomo al quale noi dell’Associazione, 532 soci di diverse nazionalità, gli saremo eterni debitori per averci inculcato che la Libertà non è quella che ci viene data dalle esigenze di comodo di chi si definisce “Grande Potenza” o “Civiltà Occidentale”, ma è quella innata negli uomini!
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Nino Gervasio, il "mitico galantuomo, una leggenda vivente", così definito anche dai suoi avversari, è entrato già nella vera Storia! E’uno dei pochi Idealisti ancora in vita in una società egoistica e dedita allo sfrenato consumismo dove per i valori non c’è più posto, e quei pochi che ancora ci credono passano per estremisti o per insani di mente!


Adnan II
Trabzon[2], maggio 2007


PREFAZIONE

Il termine associazione sta ad indicare sin dai tempi a noi remoti quel rapporto di due o più persone, finalizzato a perseguire un determinato obiettivo. Questa forma sociale d’interazione tra gli esseri viventi ha caratterizzato qualsiasi epoca, recente e non, riconosciuta o meno dalle Istituzioni, segreta o pubblica, ma che può prendere vita in qualsiasi momento ed in qualsiasi punto del nostro mondo. La storia moderna e contemporanea è sempre stata interessata da quest’associazionismo, che a volte, addirittura, ha avuto aspetti che ai nostri giorni ci riesce difficile accettare o capire. Rischiare per il bene degli altri, non rientra a pieni voti nei canoni di queste generazioni che abitano il presente. I comportamenti avuti dai nostri predecessori, atti a realizzare un obiettivo che probabilmente, molti di loro, neanche sono riusciti a godersi, e nonostante fossero consapevoli di questo, imperterriti hanno creduto negli ideali e nei valori che li contraddistinguevano andando avanti per le loro strade, sfortunatamente risultano, oggi, di difficile interpretazione. Questo libro che sta a rappresentare un forte impegno associativo tra un gruppo di amici e persone, anzi meglio idealisti, rende bene l’idea di come i soci si sono battuti, con metodi e idee che non tocca a me giudicare, per la libertà dell’essere umano al fine di reprimere qualsiasi forma di totalitarismo. L’autore, nonché protagonista degli stessi scritti, ci ha voluto rendere partecipi di una delle sue missioni, ove si riscontra un forte senso d’appartenenza a quest’associazione, spirito di abnegazione, sprezzo del pericolo ed un elevato senso altruista. Trasmettere determinati valori ai figli dei soci, dare particolare rilievo al senso della famiglia e dell’amicizia fraterna, alla fede religiosa, al saper donare, eletta virtù di pochi, qualità questa che oggigiorno appartiene ad una piccola percentuale di persone e che il lettore non me ne voglia e se mi permetto di entrare nel personale, l’amico Nino Gervasio, silenziosamente possiede, sono tutte caratteristiche che si evincono in questo libro. Nelle pagine a seguire, inoltre, emerge uno spettacolare retroscena che agli occhi di tanti non può essere azzardato nemmeno con un alto senso dell’immaginazione. La miriade di segreti che ci circondano, che potrebbero caratterizzare anche l’intero andamento di una Nazione, a volte potrebbero facilmente causare perplessità ed incertezze nell’uomo. Chiunque, anche inconsciamente, nel proprio percorso di vita, avrà proferito parole del tipo “Tanto ci cono cose che non sapremo mai”, o frasi come “Ci fanno conoscere solo quello che possiamo conoscere”. Ebbene, l’autore mette nero su bianco su ciò che lui conosce, su ciò che lui ha vissuto, cercando di farci riflettere su cosa ci può circondare. Non a caso l’autore premette possibili dubbi del lettore, e proprio per continuare a lasciare libero l’essere umano, lo rende edotto da qualsiasi ipotetica forma di persuasione mediatica, concedendo ampia autonomia ad accettare o meno ciò che scrive, tracce che lo stesso Gervasio vuole lasciare quale prova essenziale e costruttiva della propria esperienza di vita. Molti si credono liberi, ma se ci fermiamo a riflettere potremmo accennare esempi banali della libertà violata. Molte volte l’uomo, non si rende neanche conto, che tende a conoscere le persone esclusivamente con i pregiudizi che circolano nelle solite strade paesane, non facendo caso che lo stesso è vittima di un nascosto regime totalitario che lo persuade. Un regime pericoloso instaurato su di un obsoleto modo di fare chiuso e gretto che induce l’uomo, senza che se ne accorga, a non essere libero neanche di pensare con la propria testa. Il diritto di essere liberi, e non sottostare a nessuna possibile forma di totalitarismo, è un essenziale fondamento della vita, ed è per questo motivo che bisogna tutti i giorni ringraziare e dare merito e onore a chi si è battuto per noi a sconfiggere le barriere che in qualche modo hanno potuto limitare la nostra libertà. L’uomo nasce libero e deve morire libero!


Il Presidente dell’Ass. Naz.le Carabinieri, Benemerite e Volontari San Ferdinando di Puglia.
Cav. Uff. Ferdinando Polione


I SERVIZI SEGRETI, OVVERO “ L’ALTRO STATO”


L’Italia degli anni “70 è sconvolta dalla strategia della tensione con la regia di servizi segreti, logge massoniche, pseudo-organizzazioni patriottiche, mafia, estremisti di destra e di sinistra, politici corrotti, generali dell’Arma, dell’Esercito, della Finanza, dell’Aeronautica, alti ufficiali della Marina, magistrati, banchieri, industriali, imprenditori, noti personaggi dell’editoria, tutti al soldo della Cia[3]! Che i Servizi italiani, Sifar, poi Sid ed oggi Sismi, la P2[4], Gladio[5] e le altre citate categorie fossero fonti di supporto per la Cia interessano, diciamo, relativamente, ma la realtà è che tutti questi lavoravano per i soli interessi atlantici! Oggi, forse, sono cambiati i nomi, i metodi, non è però cambiata, per alcuni versi, la cultura di fondo, cioè il servilismo con la cosciente sottomissione agli Usa. Tant’è vero che l’adesione dell’Italia alla Nato prevede anche molti obblighi, tra cui quello di passare notizie e ricevere istruzioni dalla Cia, dislocata in Italia e denominata “Brenno”. Questa direttiva si è tradotta in Italia in anni di “piombo”, di tensione con tentativi di golpe, omicidi politici, ”stragi nere”, -Brescia, Peteano, Piazza Fontana, l’Italicus- con inermi civili vittime di stragi senza colpevoli, e tutto ciò con la copertura e depistaggi dei Servizi, che garantivano la non punibilità e che avevano un comune interesse: il mantenimento del Sistema a tutti i costi col Potere che usciva rafforzato dalla situazione di emergenza!
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L’ammiraglio Eugenio Henke tra il 1966 e il 1968 autorizzò al Sid l’iscrizione sul libro paga di diecine di elementi della destra eversiva. Alcune centinaia furono inviate nella Grecia dei colonnelli[6] per apprendere i loro metodi. Non c’è da meravigliarsi, se l’on.le Maceratini, ex Ordine Nuovo, ex missino, oggi alleanzino, era uno dei responsabili de campi paramilitari neofascisti, e l’on. Pino Rauti, un assoldato della Cia per seimila dollari al mese fino a pochi anni fa, fossero convinti assertori dell’immediato passaggio all’eliminazione fisica degli avversari politici, come da intervista rilasciata dal neofascista Martino Siciliano al giornalista Paolo Biondani del Corriere della Sera nel dicembre 2002.
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Contrariamente a quanto si possa pensare a far parte dei Servizi non erano dei “rambo” ma dei normali cittadini, di fede e provate capacità, che non avevano nulla a che fare con gli apparati militari, e che si muovevano sul territorio nazionale disinvoltamente svolgendo i delicati compiti loro affidati parallelamente alle loro professioni, senza destare sospetti. Potevano essere rappresentanti, agenti di commercio, giornalisti, venditori ambulanti, attori di teatro, oppure studenti che si mischiavano in mezzo ai tanti estremisti di destra o di sinistra, nelle aule scolastiche, nei covi, e anche nelle caserme e addirittura tenevano sotto controllo edifici istituzionali, come sedi municipali, tribunali, oppure luoghi di culto come pure locali segreterie politiche, uomini politici ecc. Ad onor del vero devo anche dire che molti di questi svolgevano gli incarichi con alto senso di responsabilità e con molto equilibrio, anche se dovevano guardarsi le spalle dai colleghi di altre organizzazioni segrete e non.
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Per quanto mi riguarda, fui uno dei primi, già nel 1963 a diciannove anni, ad essere inviato in Portogallo, successivamente in Mozambico e in Angola. I Servizi italiani mi contattarono nel settembre del 1966 tramite un tenente dell’Arma dei Carabinieri. La mia adesione, che coinvolse anche tutti i membri della mia Associazione, era condizionata: accettavo solo incarichi per la salvaguardia degli interessi e della sicurezza nazionali dell’Italia e non altri. Pertanto, nessuna dipendenza dalla Cia o da altri, in quanto i loro metodi, metodi criminosi finalizzati ai propri interessi con estorsioni, ricatti economici, attentati a scopo d’assassinio di politici come Chou-En-lai, primo ministro cinese con oltre dieci tentativi negli anni 1950/1960, Sukarno, presidente dell’Indonesia, 1950/1962, Patrice Lumumba, primo ministro del Congo, 1961, Charles De Gaulle, presidente della Francia, 1965/1966, Che Guevara, 1967, Salvador Allende, presidente del Cile, 1970, Muammar el Gheddafi, leader libico, vittima di decine attentati (falliti) alla sua vita, 1980/1986, l’Ayatollah Ruholla Khomeini, leader dell’Iran, 1982, lo sceicco Muhammad Husayn Fadlallh, leader sciita libanese, 1985, e per arrivare ai nostri giorni Slobodan Milosevic, presidente della Jugoslavia, 1999/2006, Gulbuddin Hekmatyar, leader islamico in Afghanistan, ex alleato Usa, 2002, l’imam egiziano Abur Omar, rapito a Milano il 17 febbraio 2003, Saddam Hussein e i membri della sua famiglia, 2003, Khaled el Masri, tedesco-libanese sequestrato nel febbraio 2007 con processo in corso in Germania, erano e sono in netto contrasto con i fini puramente idealistici dell’Associazione.
Inoltre prigioni segrete in Europa e in altri Continenti con l’orribile pratica di tortura col cosciente consenso dei vari governi, come ammesso dallo stesso presidente Bush nel settembre 2006, avvalendosi anche di aguzzini italiani, i cosiddetti “contractors” (mercenari) che, come spesso succede, in caso di loro morte vengono fatti passare per eroi (!) -vedi Kossovo, Irak, Somalia, Afghanistan- -----
Mi sono limitato ad indicare all’opinione pubblica solo alcuni noti nominativi e fatti di cronaca quotidiana, ma ci sono ancora centinaia di casi, come stragi di intere fazioni etniche (Africa) che restano impunite, complotti contro Paesi volti a destabilizzare il loro equilibrio politico-economico con ruberie di risorse naturali del sottosuolo, minacce di guerra batteriologica ecc. L’elenco è infinito! La Cia è onnipresente, la presenza è sotto gli occhi di tutti, ma soprattutto nei nostri cellulari, sì, in questi piccoli apparecchi dove tutto viene ascoltato, registrato ed inviato ad Houston nel Texas, per un uso futuro contro il malcapitato!
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A quando l’apertura degli archivi? Bisognerà aspettare il 2020/2030, quando gli animi saranno pacati e la generazione coinvolta sarà al cospetto del Padreterno per conoscere qualcosa, solo qualcosa. Molti sanno: i politici della 1° Repubblica e alcuni della 2°, i brigatisti, i neri, i militari, i collaboratori, ma tutti tacciono sia per difendere i referenti sia per salvaguardare se stessi. Alcuni potrebbero pure parlare, come lo scrivente, solo parlare ma non sempre in grado di provare, e anche se lo dimostrassero ci sarà ogni volta qualcuno pronto in un modo o nell’altro a tappargli la bocca per sempre! Di questi casi ne ho sentiti e visti tanti, purtroppo chi ci rimette è sempre chi li denuncia!
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La mia collaborazione con i Servizi italiani durò 41 anni, fra alti e bassi, fino al settembre del 2007. Otto lustri al servizio di un’Italia di molte risorse, di un’inestimabile bellezza, governata, purtroppo, da emeriti imbecilli avidi di potere e soprattutto di denaro. Dal punto di vista politico non salvo nessuno, né quelli di 1° Repubblica né quelli di 2°, né quelli di destra né quelli di sinistra come pure i centristi, i cosiddetti moderati, e considero molti di questi dei faccendieri, degli amorali e soprattutto dei ladri! Se l’Italia regge lo deve al sacrificio e all’intelligenza di tutti gli Italiani ma oggi, nonostante ciò, i poveri diventano sempre più poveri e i ricchi, parlamentari, banchieri e prelati diventano sempre più ricchi.
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Sono consapevole dei problemi ai quali vado incontro, annessi anche a rischi per i miei cari e la mia persona, nel pubblicizzare questo libro, però la mia lunga esperienza nei Servizi non è stata vana: i balordi li aspetto al varco!


Nino Gervasio

INTRODUZIONE

Il lettore si porrà il problema, se credere o no a quanto narrato in questo libro. E’ pura fantasia o c’è una traccia di verità romanzata? Certamente ad ognuno la propria opinione, finché si rispetti la mia che è parte integrante della mia modesta intelligenza. E’ pur vero che il neologismo “fantasia” è l’attitudine della mente ad attribuire realtà e significati soggettivi, ma non sempre riflette affatto il pratico alla portata degli esseri umani. Quanto da me scritto è parte vissuta di quella realtà quotidiana di un mondo particolare riservato a pochi, consapevolmente votati all’appagamento dei propri ideali in favore di altri. Al contrario è il frustrato che tende ad eccedere appropriandosi immeritatamente della paternità di azioni più o meno eclatanti, meglio se complicate, pur di essere al centro dell’attenzione. A tale stadio non credo d’arrivarci, anche perché protagonista di questo e di tant’altri episodi vissuti sulla mia pelle da poter scrivere più di un’enciclopedia che hanno lasciato tracce indelebili in più luoghi, tuttora punti di riferimento di centinaia di giovani di differenti Paesi, inoltre gli alti incarichi di partito, alcuni raggiunti già in giovane età, le odierne consulenze sulla sicurezza nazionale ad alcuni statisti stranieri, sono così gratificanti da tenermi lontano da qualsiasi genere di frustrazione.
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Sebbene il contenuto del libro possa ingannare o confondere il lettore, pensando di avere a che fare con un superuomo o con il “deus ex machina” di un’organizzazione dove vige una sorta di “diritto divino extra legibus”, posso solo confermare di non essere né l’uno né l’altro! Premetto che era un lavoro di gruppo e, nonostante ciò, molto spesso subentrava il fattore paura che mi era insito, d’altronde ancora oggi, che colmavo forte dell’idea di essere elemento qualitativo di valore aggiunto di una sana parte della società in difesa dei deboli.
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Non vorrei passare per un “laudator temporis acti”, ma per quelli che non mi conoscono faccio un passo indietro. Nel settembre del 1965, allora ventunenne, fondavo a Vevey [7] con i miei amici commilitoni che mi seguivano dall’Angola, ed altri conosciuti durante il mio peregrinare per il mondo, l’Associazione degli Idealisti. L’unica finalità dell’Associazione è quella di battersi, sempre ed ovunque, per la libertà dell’essere umano oppresso da qualsiasi modello di sistema totalitario. Questo equivale a mettere in discussione anche la propria esistenza economica-finanziaria e, se necessaria, la vita, sempre ai fini di “Giustizia, Libertà, Pensiero, Movimento, Culto”, che in molti Paesi sono volutamente assenti! L’Associazione nasce senza regole scritte basandosi sul codice d’onore, dove la verità è sovrapposta agli interessi personali. Il che significa accettare senza ombra di dubbio la parola del socio avvallandola con una semplice stretta di mano, come si conviene fra veri galantuomini e, di conseguenza, agire contro l’affronto e qualunque forma di violenza, anche psicologica, da questi o da noi subiti. Eravamo in tutto 38 uomini di vari Paesi, con un’età media di 25 anni, con religioni, usi, costumi ed estrazione sociale differenti.

Collaborammo anche con i Servizi segreti d’altre Nazioni. Inizialmente anche con movimenti rivoluzionari, i cui capi divennero leggendari: Yasser Arafat[8] dell’Olp[9] e Saddam Hussein[10], in seguito capi di Stato, il primo della Palestina, il secondo dell’Irak. Fummo encomiati solennemente, premiati e riveriti da statisti, regnanti, autorità religiose, come Antonio de Oliveira Salazar, primo ministro del Portogallo, Francisco Franco della Spagna, Anwar Sadat, presidente dell’Egitto, Juan Velasco Alvarado e Francisco Morales, presidenti del Perù, Hugo Suarez, presidente della Bolivia, Makarios III, presidente dell’isola di Cipro, re Husayn di Giordania, Indira Gandhi, primo ministro dell’India, Alì Bhutto, primo ministro del Pakistan, Willy Brandt, allora sindaco di Berlino Ovest, etc. Sono nomi che alle generazioni odierne dicono ben poco o addirittura nulla, escluso il tanto ed in grandissima parte demonizzato dagli americani e accoliti, Italia ufficiale compresa, Saddam Hussein, impiccato su mandato del “grande padre bianco”, George W. Bush, attualmente ancora Presidente degli Stati Uniti d’America, non ancora materialmente consegnato al boia non solo per il caso Irak, ma anche per tanti altri crimini commessi in ogni angolo del pianeta, che solo la Storia a venire farà giustizia, purtroppo e come sempre, tardivamente!
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In Italia eravamo infiltrati nei movimenti politici e sindacati di sinistra. Conoscevamo in anteprima le loro mosse e nonostante le nostre soffiate ai “competenti”, raramente ai provvedimenti seguivano i fatti. La nostra amarezza, sempre più condivisa dal Colonnello, era talmente forte che c’induceva a riflessioni: rischiare la pelle, per chi? Per quei farabutti di politici avidi di potere e non solo, quasi tutti debitori della malavita organizzata, oppure per quei magistrati politicizzati col metodo di due pesi e due misure, o per alcuni “signori moralisti di ciellenisti[11]”, che sull’amor patrio la sapevano lunga? Ed io di questi cialtroni ed affini ne ho conosciuti tantissimi fino a nausearmi! Il solo amore per la Patria l’avevamo noi, ed era questo che ci spronava a fare sempre il nostro dovere.
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Ciascuno di noi, nella vita privata, esercitava una professione, dalla quale traeva tutto l’indispensabile per il sostentamento proprio e della famiglia. In Italia e all’estero avevamo anche delle attività di copertura finanziate dai Servizi tramite il Colonnello, fino a quando questi ne faceva parte. Enormi problemi di natura economica, che misero in crisi anche i nostri bilanci familiari, li avemmo col suo successore! Molto probabilmente il nuovo “007” o non sapeva imporsi presso i suoi superiori oppure ci faceva la cresta! Tant’è vero che dopo una breve collaborazione interrompemmo il rapporto, e come da saggio suggerimento del Colonnello rinunciavamo ad eventuali indagini sul suo conto. La nostra era una libera collaborazione senza finalità di lucro, anche se a volte fummo compensati con donazioni di beni immobili, lasciti ereditari, denaro contante, non frutto di trattativa, ma di esiti felici da gratificati, che per volontà espressa restavano nell’anonimato e da offerte di mecenati, per alcuni atte a “ripulire” la propria coscienza! A differenza della Raf[12] e delle Br[13], non ci saremmo mai sognati di rapinare imprese commerciali, assaltare banche, sequestrare civili per autofinanziarci, eliminare fisicamente il “nemico”, anche perché tutto ciò non rientra nella logica dei soci e delle norme dell’Associazione. Dalla cassa dell’Associazione il denaro si preleva esclusivamente per le pure spese a piè di lista, il restante lo si dà in beneficenza ad enti religiosi ed assistenziali, ospedali, famiglie indigenti, adozioni a distanza, ecc.

Le nostre erano missioni più che umanitarie. Studiavamo le operazioni scrupolosamente nei minimi dettagli col voto unanime di tutti i soci, tali da non compromettere la vita altrui. Se qualche volta c’è scappato il morto non perché da noi voluto, ma inevitabilmente per proteggere altri o per pura difesa personale. Abbiamo subito attentati un po’ ovunque, in Italia e all’estero. Il record appartiene a Adnan, (kurdo) con 24, seguito da Sharif, (egiziano) 21, Suren, (armeno) 19, Alberto, (boliviano) 17, il sottoscritto, 15, Claudio, (italiano) 12, Heinz, (tedesco occidentale) 8, Georges, (portoghese) 4, ed Italo (italiano) 2. Durante le nostre missioni tanti di noi, sottoscritto compreso, furono feriti, alcuni gravissimi, con armi bianche e da fuoco. Il rischio faceva veramente parte del nostro mestiere!
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In quarant’anni d’attiva militanza ho partecipato in prima linea a 478 missioni, di cui 402 sempre insieme agli amici Adnan, Alberto, Claudio, Heinz, Sharif, Suren e le restanti con altri gruppi. Con questi fratelli, poiché tali erano i miei amici, regnava un’assoluta sintonia: la complicità e l’affiatamento erano più che straordinari.
Il solo sguardo, particolarmente in pericolosissime situazioni, sostituiva la parola! Del gruppo due soli sono viventi, Heinz ed io.
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Nel settembre del 2006 riunitoci nei pressi di Coimbra[14] decidemmo, dopo la dipartita dei fraterni amici Alberto, Claudio, Italo, Sharif e Suren e considerando anche la nostra non più giovane età, di affidare l’Associazione al giovane Adnan II, che trasferì la sede da Vevey a Trabzon, raccomandandogli quei sacrosanti principi, valori anche di suo padre Adnan, socio-fondatore e valoroso combattente, che ci hanno sempre contraddistinti.
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Su 38 soci-fondatori della nostra Associazione ne sono rimasti in vita soltanto nove, me compreso, non più in attività, però idealmente sempre pronti a battersi per la Verità, per la sana Giustizia e per la Libertà di tutti i popoli, neri, bianchi, rossi e gialli che siano. L’Associazione conta oggi 532 membri provenienti da 84 Nazioni. Ognuno di questi ha nel suo Paese d’origine dei fiduciari, detti capigruppo, che a loro volta hanno una propria organizzazione in sintonia con le regole etiche dell’Associazione.
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Abbiamo deciso di incontrarci solamente ai funerali dei nostri, dando a Adnan II l’ingrato compito di riunirci per il triste evento.
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In questo libro cito spesso il Colonnello. Chi era costui? Lo conobbi “casualmente” nel settembre del 1966, durante un incidente…d’auto in Italia, ma mi stava dietro già da alcuni mesi! Aveva allora 28 anni. Era tenente dell’Arma dei Carabinieri e faceva parte del Sid, -Servizi informazioni Difesa- da poco costituito dopo lo scioglimento del Sifar. Purtroppo, per le sue note caratteriali considerate ”pessime” dai superiori, diventò tenente colonnello a 50 anni, nel 1988, a pochi mesi dal suo forzato pensionamento! Col tempo s’instaurò un rapporto basato sulla fiducia e sul reciproco rispetto. Era il nostro unico punto di riferimento per le questioni italiane, particolarmente la prevenzione per la sicurezza nazionale, operazioni all’estero, però sempre in sintonia con gli interessi dell’Italia. Grazie “all’investitura” del Colonnello, ci conobbero altresì a livello internazionale. Gli affibbiammo già dal primo incontro il titolo di Colonnello per i suoi modi tipicamente inglesi: flemma, dialettica, abbigliamento e l’immancabile tazza quotidiana di tè che prendeva canonicamente alle ore 17: 00, in qualsiasi luogo del mondo!
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Il Colonnello mi fu utile anche da pensionato. Nel novembre del 2006, un capo di Stato sudamericano mi offrì un allettante ed importante incarico istituzionale. Dopo una breve riflessione chiesi telefonicamente il suo parere: “Ti farò sapere!” Nel gennaio del 2007 spirò nelle braccia della sua adorata compagna e il suo lungo silenzio l’ho interpretato come conferma della sua contrarietà!
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Di proposito non cito in questo libro i veri nomi dei protagonisti, vuoi per motivi di riservatezza, vuoi per il profondo rispetto che nutro nei loro confronti. Desidero, però ringraziare Mauro, figlio del Colonnello e Anna, moglie di uno degli Italiani liberati col nostro contributo, ma deceduto già da alcuni anni, per la loro disponibilità ad avvalorare con testimonianza l’episodio descritto in questo libro. Disponibilità da me cortesemente respinta e motivata. Il primo pronto a consegnarmi lettera autografa di suo padre, a conferma delle vicissitudini inerenti alla missione sotto il nome “Operazione Rostock” e del nostro lungo sodalizio, e la seconda per la sua ennesima nota di ringraziamento per l’impegno da noi profuso e portato a termine.
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Lo scopo che intendo conseguire con la diffusione di questo libro non è ricevere elogi, esternazioni alle quali sono particolarmente allergico, oppure dichiarazioni di stima talvolta spropositata, ma rendere edotto il lettore su quanto accaduto, con la speranza che lo induca a riflettere su cose da lui acquisite, non per opera sua ma dal sacrificio di tanti uomini che nel più assoluto anonimato hanno operato per difendere e garantire la sua civiltà, la sua libertà, la sua democrazia rischiando la propria vita! Presunzione la mia? Lascio al lettore il suo commento.

Inoltre, ho scritto questo libro anche per chiarire e tranquillizzare i miei familiari, mia moglie e i miei figli, ai quali ho dovuto causa forza maggiore mentire spessissime volte per la doppia vita che conducevo, che per anni non hanno mai dubitato di quanto loro raccontavo, soprattutto delle mie traversie commerciali, tutte attività di copertura, e chiedere il loro perdono per tutti i disagi arrecati con i frequenti traslochi all’estero e problemi di varia natura: lingua, differente istruzione scolastica, allontanamento dal loro habitat naturale, in altri non sempre piacevoli, così pure per gli attentati subiti e per tant’altre vicissitudini, che hanno messo a dura prova anche la loro esistenza, sopportandole stoicamente e sempre in difesa del legame che ci tiene saldi da tanti anni di vita in comune. Chiedo perdono anche ai miei amici, ignari della mia vera professione, talvolta per averli mortificati, qualcuno forse da me involontariamente strumentalizzato ed usato! Per il resto devo darne conto unicamente alla mia coscienza e al Padreterno. Pertanto, cosa pensino o dicano gli altri, ossia i conoscenti, gli avversari politici, i bigotti, i moralisti da strapazzo, i saggi, i compari acquisiti e non, gli amici d’infanzia, la “intellighenzia” paesana, il clero, l’uomo della strada ed altri sulla veridicità o meno di quanto descritto in questo libro, rispondo:

ME NE FREGO!

Nino Gervasio

[1] Frase che si cita ad inizio di ogni intervento, anche scritto, che per un musulmano è un sentimento di profondo rispetto verso Dio.
[2] Città di antiche origini -746 a.C.- è oggi il porto più grande della costa orientale turca sul Mar Nero. 250 mila abitanti.
[3] Central Intelligence Agency - Servizi segreti statunitensi.
[4] “Propaganda Due” -Loggia massonica-
[5] Struttura segreta armata di controllo interno formata da civili e militari in funzione anticomunista, costituita nel 1951 col nome Stay Behind (“Stare indietro”) sulla base di accordi tra servizi segreti fuori da qualsiasi regola democratica senza essere approvata dal Parlamento, per cui per decenni all’oscuro dell'opposizione oltre che a gran parte dei responsabili del Governo.
[6] Regime militare nato ufficialmente il 21 aprile 1967.
[7] Cittadina sul lago di Ginevra chiamato dagli svizzeri solo “Lemano”.
[8] Nato a Il Cairo il 4 o 24/8/29 -data incerta- e deceduto a Clamart (Francia) l’11/11/2004. Primo Presidente della Palestina. Premio Nobel per la pace il 1994.
[9] Organizzazione per la Liberazione della Palestina
[10] Nato nel villaggio di Alwja presso Tikrit, a 150 km da Baghdad, il 28/4/37. Impiccato a Baghdad il 30/12/06.
[11] Facevano parte dei Comitati di Liberazione Nazionale -CLN- durante la “Resistenza” in Italia contro il fascismo.
[12] Rote Armee Fraktion -Frazione Armata Rossa- Banda terroristica marxista tedesca degli anni “70 capeggiata da Baaeder Meinhof.
[13] Organizzazione terroristica della sinistra eversiva degli anni “70 parzialmente debellata.
[14] La più importante città universitaria del Portogallo.

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