sabato 21 giugno 2008

ERNESTO CHE GUEVARA

Ottant’anni fa, il 14 giugno 1928, nasceva a Rosario (Argentina) Ernesto Che Guevara. Il rivoluzionario per antonomasia. Il Comandante Che, così chiamato a squarciagola da milioni di sessantottini da Milano a Parigi, da Berlino a Vienna. Era l’Europa della contestazione studentesca, del confronto e dello scontro ma anche del rinnovamento, così si pensava e si credeva. Era l’Europa contro i “baroni” universitari, contro la politica statica dei partiti fortemente ideologizzati e avvinti dalla burocrazia. Ernesto Che Guevara, il ribelle, il giustiziere, l’idealista faceva sognare. Incarnava per i giovani d’allora il desiderio di riscatto non del solo continente latino-americano, ma di tutto il mondo “capitalista”: corrotto, usuraio, servo dei banchieri e degli sceriffi atlantici.

Il sessantotto è durato appena due anni e molti sessantottini si sono politicizzati occupando poltrone nelle Istituzioni. Sono quelli che nel biberon avevano bevuto latte di classe e internazionalismo proletario. Poi hanno letto su qualche libro che la lotta di classe non era più di moda e l’hanno archiviata. Di che morte sono morti questi “signori” compagni moralisti? Non illudiamoci nemmeno un istante: hanno cambiato casacca, hanno cambiato padrone, ma sono rimasti quelli di sempre, quelli più odiosi tra i ”comunisti”. Sono quelli che hanno il Capitale in testa, quelli duri, ortodossi e puri, sono oggi il fior da fiore del movimento, si fa per dire, “liberal” o “democratico” italiano. Prima si sono reinventati “socialisti”, -passando dalla III alla seconda Internazionale- quindi hanno mormorato qualcosa sul riformismo, sul progressismo, sulla socialdemocrazia per trasvolare nella “New Left” prima e quindi nello “Yes, we can” oggi, con condizionamento di guerre atlantiche (Serbia, Afghanistan, Vicino Oriente), servilismo agli ordini di Londra e Washington, delle Banche, dell’Usura finanziaria internazionale, delle privatizzazioni e del Dio Mercato! Si dichiarano “europeisti” e non solo bombardano la Serbia europea ma dichiarano fedeltà al Pentagono, alla Banca Mondiale, a Wall Stret e alla City. Acquistano vestiario nelle migliori boutiques di Londra. Usano l’aereo di Stato per partecipare alle sfilate di moda a Parigi o ai tanti festini dei vip sulla Costa Azzurra. Si aumentano in sordina l’indennità parlamentare. Partecipano ai salotti televisivi, dove discettano di privatizzare e svendere quello o altro, nel nome del “mancato profitto d’impresa” anche a costo di mandare a ramengo, ma a spese sempre dello Stato i lavoratori, i tecnici sui quali la nazione, il popolo, noi abbiamo investito per un futuro di sviluppo. E per i proletari che credevano al Sole dell’est, che hanno pagato l’ideale anche con milioni di morti per tenere in vita la nomenclatura, cosa fanno? Predicano sempre in nome degli ideali ma fanno i c…. propri! Sono camaleonti. I più pericolosi.

L’ottantesimo anniversario della nascita di Che è ignorato da tutti i mass-media ma abbonda l’offensiva giornalistico-editoriale contro il Comandante… proviene da diversi ambienti di “destra”ma anche di certo “anarchismo sinistrato con accuse della non purezza ideologica del “Che”, dell’avventurismo insensato, della non ortodossia comunista ecc.! La figura di Guevara è stata sminuita, svenduta dalla “sinistra” storica (Fgci e Pci/comunisti-arcobaleno/pacifisti vigliacchi) trasformandolo, al pari delle cordate capital-globaliste, in mero marchio (l’uno di consumo e l’altro d’identitarismo pacifista) in vendita sul mercato.

Rosario, sua città natale, la “Cuna de la Bandera (Culla della Bandiera) biancoceleste, dove fu sventolata per la prima volta la bandiera nazionale argentina, nel 1812, si prepara a festeggiare “Che” con un simposio di studi, mostre fotografiche e dulcis in fundo verrà inaugurata un’enorme statua di circa quattro metri dal peso di tre tonnellate opera dello scultore Andreas Zerneri. Il Comandante sarà ricordato anche a La Higuira, in Bolivia, dove il 9 ottobre di 41 anni fa fu ucciso dai militari dell’esercito boliviano. E per ultimo anche a L’Avana è, già da qualche giorno, in attivo un forum interattivo internazionale che ha visto la dura presa di posizione di due dei quattro figli del Che, Aleida e Camilo, contro la strumentalizzazione mediatica e la mercificazione della figura del padre: “Ciò che più mi turba è che l’utilizzo della sua figura contribuisca ad acuire l’ostilità tra le classi. E’ imbarazzante “ ha tuonato Aleida, concludendo: “Non vogliamo denaro, chiediamo rispetto.” Parole sante! Ad un facile guadagno hanno preferito la memoria, l’esempio, l’Idea. Uomini d’altri tempi, meritori di rappresentare cotanto padre. Così vorrei ricordare l’Eroe anti-imperialista per eccellenza: con la sua Opera, con la sua immagine. Nella difesa del ribelle socialista Guevara, io uomo di destra difendo la sua lotta all’ultimo sangue contro la/le dittature militari di matrice capitalista e serve degli USA, quindi non essendo stupido e codardo, rivendico anche la violenza e la guerra rivoluzionaria di liberazione… accettando in quell’esperienza, anche le fucilazioni e le crudeltà insite nella lotta per la vita. Parimenti, credo che ci piaccia a noi ribelli, sapere che Guevara non è quello a cui hanno cucito la spilla della pace i rifondaroli e gli arcobaleni di casa nostra… Guevara era un combattente, un soldato politico, un socialista… doveva gestire e dirigere anche il dopo vittoria, quindi in me (ma credo in molti) non possa che rafforzare la stima nei confronti di un miliziano socialista che ha dato la vita nella guerra all’imperialismo, al capitalismo, agli Stati Uniti… a livello politico ed umano condivido anche la dolorosa azione di pulizia d’igiene sociale che è avvenuta una volta preso il potere. Chi scrive ha vissuto in pieno il “68 stando dall’altra parte, non comodamente seduto nei salotti in compagnia di pseudo-intelletuali-riformisti di sinistra, ma sulle piazze contro i falsi amici di Ernesto Che Guevara. E’ ora che la Storia dia a Cesare quello che è di Cesare…

Comandante Ernesto Che Guevara: PRESENTE!

lunedì 9 giugno 2008

BASTA CON I CLANDESTINI !

Datemi pure dello xenofobo, del nazista, del fascista, del razzista, datemi di tutto e di più, ma i clandestini devono essere espulsi immediatamente, in altre parole senza se e senza ma! Gli Italiani hanno le scatole piene. Vogliono, con giusta ragione, il ritorno alla legalità e alla sicurezza, legalità e sicurezza che nemmeno l’attuale governo garantisce. L’Italia è diventata terra di nessuno. Vige la legge della giungla, dove si delinque a piacimento e senza sosta. Io mi ribello a questo Governo inerme ma anche fanfarone che prima annuncia misure severe e poi il reato diventa aggravante e da quest’ultimo si passerà all’accomodante!

Un’idea di come ritornare alla legalità l’avrei, anche se la motivazione la sento da più Italiani, ma la faccio mia.

1) Accompagnare alla frontiera tutti gli immigrati sprovvisti di lavoro e di permesso di soggiorno, escluse le badanti.

2) Espellere i regolari che hanno subito condanne cumulative fino a un anno di reclusione. L’espulsione si estende anche ai propri familiari.

3) Non applicare il Trattato di Schengen. -lo faceva spesso Chirac, l’ex presidente francese- Pertanto controllo severo a tutte le frontiere.

Mi si obietterà come distinguere il turista con un soggiorno in Italia valido tre mesi dall’avventuriero? La ricetta è semplice: il turista deve dimostrare di avere denaro sufficiente per il periodo di permanenza sul nostro territorio e come denaro sufficiente s’intende calcolare il costo medio giornaliero di un albergo e di un pasto e moltiplicarli per il periodo del soggiorno. A calcolo fatto presso i posti di frontiera, il turista deposita come cauzione una somma pari a quella conteggiata che sarà restituita al suo ritorno al confine. Se questi non si presenta puntualmente al giorno prestabilito, la cauzione è confiscata e scatta la caccia su tutto il territorio nazionale.

Mi si dirà ancora come dovremmo comportarci nei confronti degli immigrati provenienti dai Paesi dell’Unione, per esempio la Romania, e dei Rom?

Anche in questo caso la ricetta è semplice: Il rumeno essendo un cittadino comunitario è libero di girare in lungo e in largo tutta la nostra penisola, ma al minimo torto dovrà seguire una punizione esemplare da scontare nelle carceri del suo Paese e … dimenticarsi l’Italia!

Ai Rom, invece, dato che non credo alla loro integrazione e la storia né da atto, si vieterà l’ingresso in Italia.

Se quanto elencato fosse applicato il popolo italiano sarebbe costretto a subire le invettive del mondo politico “civile” e … religioso: quello politico di Zapatero che fa sparare ai clandestini magrebini e quello religioso di monsignor Bagnasco che sui contributi per gli immigrati ci fa la cresta con centinaia di milioni di Euro. Tutti soldi nostri! A Zapatero e a Bagnasco rispondo: i “poveri” immigrati e i Rom ospitateli in casa vostra e non rompete a noi Italiani i coglioni, perché delle vostre castronerie ne abbiamo le palle piene!

Banale la mia idea? Può darsi, ma molto chiara e incisiva di quella del nostro attuale governo.

Xenofobo, nazista, fascista, razzista?... Lascio ad altri il commento!